Ascoltando le parole del sindaco Gualtieri, nei giorni scorsi, c’era la convinzione non di battere Riad, ma quantomeno di competere fino al ballottaggio. E invece, in una fredda diretta streaming, la risposta è stata lapidaria: Roma 17, Riad 119. Persino i coreani hanno battuto Roma e l’Italia.

La domanda: Roma si merita questo trattamento?

Grazie a Gualtieri abbiamo perso la credibilità internazionale dall’Africa alla Groenlandia. Una mancanza di rispetto da parte di tutto il mondo. Roma merita ciò? Il nostro Paese merita questo? Eppure è accaduto, una sconfitta che è una vergogna per l’Italia intera. Ora la domanda è una sola: perché? Avevamo, in tempi non sospetti, dichiarato l’inadeguatezza di Roma e della sua classe dirigente da mesi ma allo stesso tempo ci eravamo illusi che, grazie a un tessuto diplomatico e al genio italiano, il gap coi petrodollari poteva ridursi. Non annullarsi, ma ridursi. Per mesi ci è stata raccontata la favola di nazioni pronte a fare ponti d’oro per la candidatura di Roma.

Ben 17 voti, il record storico in negativo

E martedì, sotto i lampadari seicenteschi del Plaza di Parigi le illusioni si sono infrante contro quei 17 voti. Diciassette. Mai nessuno aveva fatto peggio: almeno un record lo abbiamo portato a casa. Parlare di storia, dell’immensa gloria di Roma, non basta più. A Riad i taxi volano coi droni, il trasporto sembra uscito da Star Trek e qui basta un po’ di vento per far morire una persona. Ecco la differenza. Non sono solo i petrodollari la chiave della sconfitta, ma la programmazione vecchia di una città che sta morendo.

Meno male che col Giubileo non possiamo avere rivali

Per fortuna abbiamo il Giubileo, l’unica panacea che non potremo perdere perché non possiamo aver rivali: il Vaticano per fortuna è a Roma. Nonostante ciò siamo in ritardo anche lì: alcune opere saranno pronte per il 2026, quando il Giubileo sarà finito e la porta Santa sarà chiusa per altri 25 anni in cui rincorreremo sogni e raccoglieremo sconfitte. Roma merita di più di una vergogna come quella a cui il sindaco Gualtieri ci ha guidati. La posta in gioco era altissima, perso un impatto economico da 50,6 miliardi, di cui 18,2 miliardi di effetto economico indiretto a breve e 10 miliardi di effetto economico diretto, tra investimenti pubblici e privati. Erano previste presenze per 30 milioni. Erano state calcolate in 11mila le nuove aziende che sarebbero state generate e in 300mila i posti di lavoro creati. Non c’è competizione se non c’è un’idea, una programmazione, una visione di città. Gualtieri continua a vivere chiuso tra il balconcino dei Fori e i tanti annunci scritti in un libro dei sogni che, con la sconfitta di Expo, inizia ad essere sempre più un incubo.